CHIARA FORNO PSICOLOGA, PSICOTERAPEUTA, MEDIATRICE FAMILIARE
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Dottoressa Chiara Forno Psicologa

Author: chiarafornopsicologa

Come iniziare bene l’Anno.

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L’inizio del nuovo anno è portatore di buoni propositi: progetti che vogliamo iniziare, cose che desideriamo cambiare o nuovi obiettivi che vogliamo raggiungere nella nostra vita.

Se da un lato questi buoni propositi danno la giusta carica di energia per iniziare positivamente il nuovo anno, dall’altro possono essere fonte di frustrazione e stress se non formulati nel modo corretto. E’ infatti importante saper prefissare degli obiettivi che siano in primis raggiungibili, sotto il nostro controllo, al fine di non perdere rapidamente la strada o comunque la giusta motivazione per il loro raggiungimento. A questo proposito qualche consiglio per definire ed organizzare al meglio i nostri obiettivi per il nuovo anno.

  1. Porsi obiettivi raggiungibili.

La prima domanda da porsi è: “Cosa voglio ottenere? Cosa voglio cambiare nella mia vita?”.

È importante pensare a mete e cambiamenti che siano realistici, così saranno più semplici da gestire e da raggiungere e non rappresenteranno una fonte di ansia, stress o di nuove frustrazioni. Anche se può sembrare banale è utile fare una lista scritta degli obiettivi poiché ne rafforza l’importanza e ci aiuta a fissarli nella mente. Stilare quindi una lista dei propri obiettivi principali all’interno della quale ne identificheremo al massimo 2 o 3, per non disperdere le energie a disposizione. Scrivere gli obiettivi dal più facile al più difficile ed iniziare ad affrontare quello che consideriamo come il più semplice.

Nel caso si dovesse vedere che l’obiettivo prefissato sta fallendo è importante capirne le motivazioni ma anche darsi una seconda possibilità.

  1. Concentrarsi su un obiettivo alla volta.

Vedere tutti insieme i nostri obiettivi può risultare scoraggiante e bloccante sin da subito. Iniziare ad affrontare l’obiettivo più semplice, ossia il primo scritto nella lista. Ricordarsi che la meta non si raggiunge con un passo ma un passo alla volta, seno ci si scoraggia e non si inizia nemmeno. Non avere fretta nel raggiungere i tuoi obiettivi è più importante avere costanza e un atteggiamento di determinazione.

  1. Farsi forza focalizzando l’attenzione sui propri successi.

Nei momenti di sconforto utilizzate i vostri successi come incentivo a tenere duro e a non mollare. Nutrite la vostra autostima facendo una lista di obiettivi raggiunti; bisogna tener presente i propri successi per farsi coraggio e dirsi: “ Se ci sono riuscito in passato posso sicuramente farcela anche questa volta!”. Spesso la tendenza, soprattutto di persone che pretendono molto da sé stesse, perfezioniste, è quella di considerare come normali i propri successi e focalizzare l’attenzione sulle proprie mancanze o insuccessi. Questa modalità di funzionamento non permette di percepire correttamente i propri successi, di dargli la giusta importanza e porta ad avere una percezione del “bicchiere mezzo vuoto”, ossia a non vedere la parte “mezza piena”. Ricordarsi che “l’ottimo è nemico del bene” quindi non ambire alla perfezione ma a quello che è meglio per noi stessi.

  1. Ascoltare i segnali del proprio corpo.

Stress, stanchezza, sono segnali che il tuo corpo e il tuo cervello sono in riserva, non riescono a continuare la corsa senza recuperare le energie: ascolta questi segnali e assecondali! Inutile continuare a lavorare quando si è esausti, meglio fare una pausa, prendere una boccata d’aria fresca in modo da rimettere in moto la corretta attività. Concediti sempre un buon riposo, per ripartire al meglio.

  1. Prendersi cura del proprio corpo.

Curare il proprio corpo e la propria salute permette di avere sufficienti energie da impiegare per raggiungere i buoni propositi che abbiamo fatto.

L’anno nuovo sta per iniziare! Possiamo metterci in azione per realizzare i nostri buoni propositi con l’augurio di un Buon 2019!

 

 

 

 

Ansia: nemica o alleata ?

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Spesso l’ansia viene percepita come un’emozione negativa, inaspettata che può rappresentare un ostacolo nello svolgimento di azioni legate alla quotidianità. In questo articolo vorrei riflettere sugli aspetti positivi e negativi di questa emozione in modo da poterla meglio affrontare e gestire.

Per quanto riguarda l’aspetto positivo, l’ansia è un’emozione che ha rivestito e riveste nel tempo una funzione di tipo adattativo. Non rappresenta qualcosa di negativo ma è una reazione naturale dell’organismo di fronte ad un evento ritenuto “pericoloso”. Si prova ogni qual volta si percepisce una minaccia o un pericolo e permette di prepararsi all’azione, avendo così una funzione reattiva, di anticipazione del pericolo e pertanto protettiva. L’ansia è quindi uno stato di allerta che predispone l’organismo ad adattarsi ad una situazione predisponendo al meglio le sue risorse. E’ come un campanello di allarme che si accende per segnalaci un pericolo e permetterci di mettere in atto le giuste precauzioni.

L’ansia però riveste una funzione adattativa quando è ai giusti livelli, ossia quando non è né troppo bassa né troppo alta. Livelli d’ansia troppo bassi possono portare all’inerzia, mentre livelli troppo alti ad un disturbo d’ansia. Per fare un esempio pensiamo al fatto di dover studiare per preparaci ad un esame: senza il giusto livello d’ansia non saremmo spronati a prepararci al meglio. Quindi l’ansia può migliorare le prestazioni a patto però che non sia né troppo elevata, né troppo bassa ma al giusto livello.

Inoltre, l’ansia può rappresentare un segnale di avvertimento che ci sta inviando il nostro corpo per comunicarci qualcosa, un messaggio importante. E’ perciò necessario e fondamentale ascoltarci maggiormente per decifrare il messaggio che contiene. Ad esempio ci può comunicare che siamo sotto stress e che magari dobbiamo rallentare i ritmi, dirci che ci stiamo trascurando, il nostro fisico, ad esempio. Pertanto è importante ascoltare questa sensazione per provare a porsi delle domande personali; può darsi che alcune cose che stiamo portando avanti nella nostra vita sentimentale, lavorativa, ecc. non siano in sintonia con la nostra persona. Se non correttamente considerata e soprattutto ascoltata, l’ansia può perdurare e può prendere la strada di un sintomo come una malattia, di tipo psicosomatico ad esempio: gastrite, cefalea, ecc. Per questo motivo ritengo sia importante non sottovalutarla ma darle la giusta importanza per riportarla su una riflessione su di sé.

Per proseguire con gli aspetti positivi dell’ansia un recente studio canadese della Lakehead University dimostra che chi tende a essere ansioso e spesso preoccupato mostra maggior livelli di intelligenza. L’apprensione sarebbe anche uno dei motivi che ha permesso alla civiltà umana di evolversi e sopravvivere, dal momento che le paure anticipano il sentore del pericolo e aiutano a prevenirlo e gestirlo meglio.

Quindi, se l’ansia dura il tempo necessario ad affrontare una prestazione, è funzionale e ci aiuta a perseguire al meglio l’obiettivo prefissato significa che la stiamo utilizzando in termini adattativi, come nostra alleata. Quando invece, l’ansia perdura, supera una certa soglia e comincia ben prima di effettuare un compito mantenendosi nel tempo, allora può diventare problematica. Può succedere che l’eccessiva ansia porti a superare il proprio autocontrollo, passando ad una situazione altamente disfunzionale, perché si rimugina costantemente. Quando lo stato ansioso supera i normali livelli fisiologici si può presentare la seguente sintomatologia:

  • di tipo fisico: tachicardia, aritmie, bocca asciutta, nausea, diarrea, stipsi, vampate di calore, vertigini, tensioni muscolari, nodo alla gola, palpitazioni, sudorazione, dispnea, sensazione di soffocamento, tosse, gonfiore addominale, difficoltà di minzione, perdita di desiderio sessuale, astenia, assenza di appetito, affaticamento;
  • di tipo psichico: difficoltà nell’addormentarsi e insonnia, difficoltà di concentrazione, irritabilità, nervosismo, paure di non riuscire a farcela, di morire, di perdere il controllo, apprensione, incapacità a rilassarsi, emicrania, perdita di equilibrio e incoordinazione motoria.

 

Possiamo così distinguere l’ansia in ansia funzionale e ansia disfunzionale. La prima è quella di cui abbiamo già parlato mentre la seconda è quella che si attiva in assenza di un pericolo reale, quella che proviamo al solo pensiero di dover affrontare qualcosa che appartiene alla vita di tutti i giorni ma ci spaventa (uscire di casa, guidare l’automobile, ecc.). E’ proprio quando l’ansia si trasforma da funzionale a disfunzionale che diventa capace di provocare dolore e sofferenza nella vita delle persone che ne soffrono ostacolando la quotidianità e i progetti di tutti i giorni.

Cosa fare quando l’ansia perde la sua connotazione adattativa e funzionale e anziché prepararci all’azione al contrario ci blocca e ci paralizza? Un po’ come se quel campanello di allarme si accendesse per non spegnersi più?

Un modo efficace per gestire l’ansia, quando comunque non raggiunge livelli disfunzionali, è quello di imparare a rilassarsi e respirare correttamente, per mezzo di una tecnica di rilassamento come, ad esempio il Training Autogeno. Gli esercizi di rilassamento che si imparano con l’utilizzo di questa tecnica permettono di migliorare la propria capacità di intervenire sulla componente fisiologica dell’ansia al fine di normalizzare alcune funzioni corporee quali tachicardia, respiro affannoso, tensione muscolare ecc. Gli effetti prodotti con la pratica del training autogeno vanno in una direzione opposta a quelli dello stress ottenendo un battito cardiaco ed una respirazione più calma e regolare, la distensione della muscolatura corporea, ecc. Inoltre attraverso l’uso di questa tecnica si entra in maggior contatto ed ascolto del proprio corpo, rendendoci nel tempo maggiormente in grado di essere più consapevoli di noi stessi e delle nostre emozioni.

Al fine di abbassare e normalizzare i livelli d’ansia è consigliato anche l’utilizzo dell’attività fisica, come ad esempio una bella camminata nella natura, come in un bosco oppure in montagna. L’attività fisica gioca un ruolo fondamentale per la gestione dello stress riducendo la sintomatologia ansiosa. A livello ormonale, ad esempio, l’esercizio fisico stimola l’attività del sistema serotoninergico in modo da migliorare le gestione degli stati di ansia e stress.

Quando l’ansia è eccessiva, ingiustificata o sproporzionata rispetto alle situazioni, siamo di fronte ad un disturbo d’ansia, che può complicare notevolmente la vita di una persona e renderla incapace di affrontare anche le più comuni situazioni. Si rende necessario pertanto intervenire efficacemente attraverso un intervento psicoterapeutico al fine di riportare i livelli d’ansia su dei valori maggiormente gestibili.

Quando i genitori si separano.

La separazione dei genitori è sicuramente un evento critico, un cambiamento che destabilizza e coinvolge in modo diverso, sia gli adulti che i bambini.

Le ricerche in tema di separazione e divorzio indicano come sia la conflittualità tra i genitori, più che la separazione in sé e per sé, a produrre effetti negativi sul benessere dei figli. La causa delle difficoltà emotive e comportamentali che possono insorgere nei figli in seguito ad una separazione, non sarebbe tanto determinata dall’avere o meno i genitori separati, quanto piuttosto dall’avere dei genitori in conflitto tra loro. Alcune problematiche di tipo comportamentale o emotivo possono insorgere nei figli quando vengono esposti per periodi prolungati di tempo al conflitto tra i genitori.

 Quindi, separarsi “bene” risulta un fattore estremamente protettivo per i figli, mentre la conflittualità familiare (sia che i genitori restino insieme sia che si separino) risulta un fattore fortemente dannoso per l’equilibrio emotivo dei figli e di tutto il sistema famiglia.

In ogni caso, la separazione resta un’esperienza “ad alto impatto emotivo” per i figli e, per questo motivo, può risultare causa iniziale di sofferenza psicologica. E’ possibile infatti che, in seguito ad una separazione i figli possano mostrare cambiamenti nel quadro comportamentale (maggiore aggressività, difficoltà relazionali e scolastiche ecc.) ed emozionale (tristezza, rabbia, paura, vergogna, ecc.).

E’ importante che tali sentimenti possano emergere ed essere gestiti adeguatamente dal genitore col fine di promuovere una reazione positiva (di “resilienza”) nei propri figli, mettendoli al centro del contesto familiare e tenendo ben saldo il legame con loro.

Saper cogliere i segnali dei figli in una difficile transizione come il divorzio e sapersi sintonizzare sui loro bisogni dando loro uno spazio di parola senza lasciarli in balia degli eventi, è importante per cercare di riportare l’equilibrio nel “sistema”.

Lavoro da diversi anni nel campo della Mediazione Familiare. Tale intervento si rivolge alle coppie che stanno affrontando l’evento della separazione o del divorzio. Ha come obiettivo principale quello di prevenire o ridurre i possibili effetti “nocivi” della conflittualità tra genitori e di conseguenza sui figli, cercando di raggiungere accordi condivisi riguardanti il tema della co-genitorialità al fine di promuovere una nuova e funzionale riorganizzazione dei legami familiari.

Ci sarà sempre una nuova opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è sempre un nuovo inizio”.

A. de Saint-Exupèry

Possibili letture consigliate a chi desiderasse approfondire l’argomento:

– Silvia Vegetti Finzi, Quando i genitori si dividono. Mondadori

-Francoise Dolto, Quando i genitori si separano. Mondadori

-Donata Francescato, Figli sereni di amori smarriti. Mondadori